Qualsiasi corpo luminoso emette onde elettromagnetiche a diverse frequenze molte delle quali non vengono percepite dal nostro apparato visivo (es. microonde, raggi x, raggi gamma ecc.). In questa sezione ci occuperemo delle onde elettromagnetiche che vengono percepite dall’ occhio umano cioè quelle che cadono nello spettro visibile, laddove la lunghezza di onda è compresa tra 700 nm e 400 nm. (vedi tabella sotto,)
Tipo di radiazione elettromagnetica
Frequenza
Lunghezza d'onda
Onde radio
≤ 250 MHz
10 km - 10 cm
Microonde
250 MHz – 300 GHz
10 cm – 1 mm
Infrarossi
300 GHz – 428 THz
1 mm – 700 nm
Visibile
428 THz – 749 THz
700 nm – 400 nm
Ultravioletto
749 THz – 30 PHz
400 nm – 10 nm
Raggi X
30 PHz – 300 EHz
10 nm – 1 pm
Raggi gamma
≥ 300 EHz
≤ 1 pm
Magnitudine apparente ed assoluta di un astro
E’ noto che la luce irraggiata da qualsiasi corpo celeste viene percepita dai nostri occhi con maggiore o minore intensità in funzione della sua distanza dal nostro punto di osservazione. Al crescere della distanza l’ intensità percepita diminuisce in modo esponenziale. Quindi una stella posta a maggiore distanza, ci appare molto meno luminosa della stessa stella posta a minore distanza.
In astronomia la luminosità di un corpo celeste viene misurata in magnitudine (dal latino magnitudo = grandezza). Esistono due tipi di misurazioni per la magnitudine di un corpo:
la magnitudine apparente (m) , ossia la luminosità con cui un corpo appare all'osservatore, a prescindere dalla sua distanza, e la magnitudine assoluta (M) , ossia la luminosità che un corpo ha alla distanza fissa di 10 parsec (1 pc = 3,26 AL = 206265 UA; 1 AL = circa 9,4 mila miliardi di km).
Ai fini dell'osservazione amatoriale interessa di più conoscere la magnitudine apparente che oggi viene misurata , con precisione assoluta , da fotometri fotoelettrici (composti da celle fotosensibili) o da dispositivi ad accoppiamento di carica detti CCD(Charge-Coupled Device). Questi strumenti vengono montati su potenti telescopi che raccolgono il flusso di luce proveniente da un astro; la misura avviene per confronto con il flusso luminoso, di caratteristiche note, proveniente da una fonte luminosa standard.
La scala della magnitudine è decrescente: questo significa che più il valore è basso, più il corpo è luminoso; pertanto oggetti con una magnitudine negativa sono più luminosi di oggetti con una magnitudine positiva.
Il legame tra la magnitudine apparente( m ) a quella assoluta ( M ) è dato dalla seguente relazione :
dove "d" è la distanza della stella misurata in Parsec.
Da questa relazione si può notare che conoscendo la distanza di una stella e misurando la sua magnitudine apparente se ne può determinare la magnitudine assoluta; viceversa se si conosce la magnitudine assoluta e la magnitudine apparente si può risalire alla distanza.
Ad esempio: essendo la magnitudine apparente del sole di -26.74 e conoscendo la distanza che è di circa 4,848*10^-6 pc, si calcola la sua magnitudine assoluta che é di 4.83 (qundi a 10 persec di distanza il sole sarebbe appena visibile ad occhio nudo). In generale la magnitudine assoluta di una stella e’ sempre minore di quella apparente (tranne per quelle piu’ vicine a noi di 10 pc).
Scala della magnitudine
Vediamo qualche esempio di magnitudine apparente:
Mag. App.
Oggetto celeste
–26,74
Il Sole visto dalla Terra
–12,92
Massima luminosità della Luna piena (la media è –12,74)
–4,89
Massima luminosità di Venere
–2,94
Massima luminosità di Giove
–2,91
Massima luminosità di Marte
–1,47
Sirio, la stella più luminosa dopo il Sole
–0,72
Canopo, la seconda stella più luminosa del cielo
–0,04
Arturo, la quarta stella più luminosa
0,03
Vega, che fu originariamente scelta come definizione della magnitudine zero
da 3 a 4
Le stelle più deboli visibili nei centri urbani
5,32
Massima luminosità di Urano
6,5
Limite approssimativo medio delle stelle visibili ad occhio nudo in condizione di cielo ottimali
da 7 a 8
Limiti estremi della visibilità a occhio nudo nelle condizioni di cielo più scuro verificabili sulla Terra
7,78
Luminosità massima di Nettuno
9,5
I più deboli oggetti visibili utilizzando un comune binocolo 7x50 in condizioni normali
13,5
Luminosità massima del pianeta nano Plutone
27
I più deboli oggetti osservabili nello spettro visibile tramite i telescopi terrestri di 8 metri di diametro
31,5
I più deboli oggetti osservabili nello spettro visibile mediante il telescopio spaziale Hubble
34
Gli oggetti più deboli osservabili nello spettro visibile dal progettato European Extremely Large Telescope
Le scale tuttora impiegate in astronomia per la misura della luminosità si possono far risalire ad Ipparco di Nicea (200 a.C.-120°.C). Egli divise tutte le stelle visibili allora ad occhio nudo in 6 classi di “magnitudo” numerate da 1 a 6.
(NB. A quel tempo si pensava che le stelle più luminose fossero più grandi di quelle meno luminose, da qui il termine latino “magnitudo” che significa “grandezza”. In seguito i termine ‘magnitudo’ fu sostituito con “ magnitudine”).
Le stelle più luminose appartenevano alla magnitudo 1 mentre quelle appena visibili alla magnitudo 6 (si noti come al crescere della magnitudo, diminuisce la luminosità). Più tardi la scala fu estesa anche alle stelle visibili solo con strumentazioni ottiche come binocoli e telescopi e per migliorarne la precisione si è passati all’ uso di frazioni decimali.
L’ occhio umano infatti, può rilevare differenze di magnitudine di 0,1. Con il telescopio spaziale Hubble si sono osservate stelle fino alla magnitudine 31.5 Analogamente la scala fu ampliata anche dal lato delle stelle più luminose, dei pianeti , del Sole e della Luna. Si è passati così dalla magnitudini zero (assegnata a stelle come Vega, Arturo e Capella) a quelle negative per cui la magnitudine del Sole, ad esempio, è di -26,73. mentre quella della luna è di -12,92.
Nel XIX° secolo fu definita esattamente la differenza fra due classi di luminosità (magnitudini) contigue. William Herschel (1738 – 1822) notò che le stelle di magnitudine 1 sono circa 100 volte più luminose di quelle di magnitudine 6. Successivamente Norman Robert Pogson (1829 – 1891) , partendo dal presupposto, che le magnitudini apparenti di due stelle le cui Intensità di luce siano nel rapporto di 1 a 100 differiscano di 5 unità esatte, definì matematicamente che il rapporto di luminosità di due stelle le cui magnitudini variano di una sola unità è di :
Quindi una stella di magnitudine 1 è di 2,512 più volte luminosa di una stella di magnitudine 2. In altri termini moltiplicato 2,512 per se stesso 5 volte da come risultato 100.
La risposta dell’occhio umano agli stimoli luminosi, però, non è di tipo lineare. Negli stessi anni in cui Pogson avanzava la sua proposta, Fechner e Weber dimostrarono che nella percezione visiva la sensazione era proporzionale al logaritmo dello stimolo. Questo, applicato al caso delle stelle, significava che la magnitudine era proporzionale al logaritmo dell’ illuminamento, vale a dire:
m = k Log ( I )
Sostituendo al valore di K il valore calcolato da Pogson si ha:
m = -2,5 Log ( I )
Quest’ ultima espressione, nota come formula di Pogson, descrive il legame tra la magnitudine di una stella e il flusso luminoso che giunge al nostro occhi.
NB. L' illuminamento “ I” è una grandezza fotometrica che nasce dal rapporto tra il flusso luminoso (misurato in lumen) emesso da una sorgente e la superficie dell'oggetto illuminato. La sua unità di misura è il lux, che corrisponde alla luce emessa da una candela posta perpendicolarmente ad una superficie distante un metro. Un lux corrisponde ad una magnitudine pari a -14.
Oltre la magnitudine apparente e quella assoluta vi sono altri tipi di magnitudine che riportiamo per completezza :
Magnitudine visuale: magnitudine ottenuta tramite osservazioni visuali effettuate con un fotometro.
Magnitudine fotoelettrica: magnitudine apparente ottenuta da osservazioni effettuate con un fotometro fotoelettrico.
Magnitudine fotografica: magnitudine apparente ottenuta tramite osservazioni basate su una normale lastra fotografica.
Magnitudine fotovisuale: magnitudine ottenuta tramite osservazioni basate su lastra fotografica con gamma di sensibilità uguale a quella dell'occhio umano.
Magnitudini bolometriche: Si ottiene misurando la densità di flusso per tutte le frequenze.
Magnitudine Integrata: la luminosità totale dell’oggetto (ad esempio una galassia) come se fosse concentrata in un unico punto.
Variazioni di luminosità delle stelle
Esistono stelle che mostrano una variazione di luminosità con il variare del tempo. Queste stelle vengono definite stelle variabili. Le variazioni di luminosità possono essere di carattere periodico, semi-periodico o occasionale.
In realtà oggi possiamo affermare, in senso lato, che tutte le stelle sono variabili a causa della loro evoluzione. In ogni fase evolutiva le stelle mostrano variazioni di luminosità e/o di colore. Nella figura a lato sono riportate le classi di variabilità delle stelle nel diagramma di evoluzione stellare (diagramma HR) .
In alcune fasi le variazioni di luminosità possono anche essere molto rapide (come ad esempio nelle supernove e nove), in altre fasi le variabilità possono avere periodi più o meno lunghi .Non fa eccezione il nostro Sole la cui luminosità varia dello 0,1% in un intervallo periodico di undici anni.
Lo studio delle stelle variabili oggi viene fatto con l’ ausilio di fotometri fotoelettrici. Sono strumenti elettronici basati su elementi fotosensibili i in grado di convertire un flusso luminoso in segnali elettrici proporzionali alla quantità di luce incidente.
Normalmente montati sul piano focale di telescopi astronomici, consentono di ottenere le cosiddette curve di luce, cioè rappresentazioni grafiche che mostrano l' andamento, di una sorgente luminosa, in funzione del tempo. La luce è in genere misurata in una particolare frequenza o banda spettrale. Le stelle variabili sono quindi classificate tramite la loro curva di luce, classe spettrale e moti radiali osservati.
Riportiamo, di seguito, uno schema sommario, che mostra le principali tipologie di classificazione delle stelle variabili.
Si possono individuare due principali gruppi di stelle variabili, quelle “intrinseche” che cambiano di luminosità per processi fisico-chimici interni e quelle “estrinseche” che variano di luminosità a causa esterne indipendenti dalla sua struttura chimico- fisica. :
Nel primo gruppo sono collocate le stelle variabili pulsanti e quelle eruttive. Quelle pulsanti sono caratterizzata da aumenti e diminuzioni periodici e generalmente regolari della propria luminosità. Ciò è dovuto al loro guscio che si espande e si contrae periodicamente nel giro di alcune ore, giorni o anni. : Quelle eruttive caratterizzate da irregolari esplosioni di gas nelle loro parti esterne che causano aumenti di luminosità ; per il resto la loro magnitudine rimane abbastanza costante nel tempo. :
Le stelle variabili da cataclismi si differenziano da quelle eruttive in quanto mostrano violentissime esplosioni termonucleari. Dette esplosioni possono avvenire negli strati superficiali ed in tal caso si parla di “Nova” o negli strati più profondi e in tal caso si chiamata “Supernova”. La maggior parte di queste sono sistemi binari. :
Nel secondo gruppo collochiamo le stelle variabili ad eclisse, costituite maggiormente da sistemi binari le cui eclissi causano delle periodiche variazioni di luminosità apparente e le variabili rotanti la cui superfici non risultano completamente omogenee e mostrano delle zone più o meno luminose se non addirittura oscure. Ne deriva che per effetto della rotazione sul proprio asse polare, queste stelle, alternano periodi di maggiore o minore luminosità. Vi sono poi stelle a forma ellissoidale per le quali, da un punto di vista prospettico, si alternano momenti di maggiore o minore luminosità in quanto maggiore o minore ne risulta la superficie visibile.
Le stelle pulsanti vengono ulteriormente suddivise in:
Cefeadi : sono caratterizzata da un periodo di pulsazione estremamente regolare dovuto ad una contrazione ed espansione radiale molto uniforme della superficie stellare. Si è scoperto che la luminosità assoluta di una stella Cefeide è legata in modo stretto al proprio periodo di pulsazione. Le cefeidi sono importanti perché permettono di misurare le distanze delle galassie. Si è scoperto, infatti, che la luminosità assoluta di una stella Cefeide è legata in modo stretto al proprio periodo di pulsazione. Misurando il periodo di una cefeide si può quindi risalire alla sua luminosità assoluta che, confrontata con quella apparente, consente di stimarne la distanza. Tra le Cefeidi si distinguono le W Virginis che si distinguono per avere una massa minore (addirittura minore a quella del nostro Sole). Il periodo di oscillazione varia da uno a sessanta giorni (maggiore di otto giorni viene definita CWA, altrimenti CWB).
RR Lyirae : sono stelle piuttosto vecchie e hanno una massa non elevata (0,5 M☉). Pulsano in modo radiale. I periodi di pulsazione sono più brevi delle Cefeidi: le RR Lyrae pulsano in alcune ore, massimo alcuni giorni. Questa tipologia risulta essere molto interessante in quanto viene usata come “candela standard”, cioè come indicatore di distanze cosmiche. Si è infatti scoperto che tutte le stelle di questa categoria possiedono la stessa luminosità assoluta: misurando la luminosità apparente ne ricaviamo subito la sua distanza
RV Taury : sono stelle in fase evolutiva avanzata, in prevalenza giganti o supergiganti gialle con periodo di variazione che va da 30 a 150 giorni. La variazione di luminosità normalmente non supera 2 magnitudini. Alcune anno un andamento molto più instabile ed irregolare. Variabili lungo periodo : dette anche LPV, (Long Period Variable) sono stelle pulsanti che hanno un periodo di variabilità molto lungo (mesi o anni). Si tratta in genere di stelle giganti.Si possono ulteriormente suddividere in tipo Mira o Semiregolari . Le variabili tipo Mira sono stelle giganti rosse, nelle ultime fasi dell’evoluzione stellare. In pochi milioni di anni queste esplodono diventando nane bianche. Queste stelle si contraggono/espandono in modo simmetrico con forti differenze di magnitudine. Il loro periodo è molto lungo (fino ad un paio di anni). Le variabili Semiregolari sono stelle giganti rosse o stelle supergiganti che mostrano leggeri cambiamenti di luminosità più o meno regolari con periodo da 20 a più di 2000 giorni.
Le stelle eruttive si possono suddividere in:
Novae : questo termine indica il fenomeno di un'esplosione nucleare causata dall'accumulo d’idrogeno sulla superficie di una nana bianca. Questa esplosione rende la stella molto più luminosa per alcuni giorni. La nana si trova in un sistema binario accompagnata da una gigante rossa. Quando i gas nel disco di accrescimento della nana bianca raggiungono sufficiente temperature e pressione, si innescano i processi di fusione nucleare. Le variabili in cui si innesca questo fenomeno (chiamate "Novae") non sono da confondere con le "Supernovae".
Supernovae :mostrano un aumento repentino di ca. 21 magnitudini e una permanenza al massimo della luminosità di qualche decina di giorni (vedi capitolo 4.5.c). le supernove hanno la particolarità di essere uniche per ogni stella, mentre le nove possono ripetersi più volte. Novae ricorrenti : sono tipo particolari di novae, caratterizzata da esplosioni che si ripetono nel tempo. Si tratta di nane bianche sulla cui superficie si accumula periodicamente l'idrogeno proveniente da una compagna, innescando episodi di fusione nucleare. Nove nane : sono stella binaria molto strette in cui una delle componenti è una nana bianca, che risucchia materia dalla sua compagna. Le nove nane si distinguono dalle nove classiche per la loro minore luminosità . Sono tipicamente ricorrenti su una scala da alcuni giorni a qualche decennio.
Stelle simbiotiche : sono in realtà stelle binarie formate da una nana bianca e una gigante rossa. Presentano eruzioni simili a quelle delle novae, ma più lente. Le eruzioni comportano un aumento di luminosità di circa 9-11 magnitudini ed hanno una durata di 10-40 anni, poi la stella declina verso la sua luminosità iniziale.
R Coronae Borealis : sono stelle supergiganti la cui luminosità varia di numerose magnitudini nel corso di intervalli irregolari. In pochi mesi possono passare da una magnitudine di 6 sino a 14. Questa diminuzione improvvisa di luminosità potrebbe essere causata dall’emissione di polveri di carbonio: queste si accumulerebbero intorno alla stella formando uno schermo alla luce. Con il tempo questa nube si dissolve, per poi ricrearsi.
Limite di Eddington
Quanto può essere luminosa una stella ovvero esiste un limite alla luminosità di una stella ?
A questa domanda ha risposto il fisico inglese Arthur Stanley Eddington che nei primi decenni del XX secolo stabilì la luminosità massima che può avere una stella con una data massa , senza che essa inizi a disperdere gli strati più alti della propria atmosfera cioè rimanendo in equilibrio idrostatico. Ebbene questo limite di luminosità conosciuto come “limite di Eddington” è dato dalla relazione:
Dove “ L” sta per luminosità ed "M" per massa".
Ne consegue che un oggetto con la stessa massa del Sole può essere al massimo 38.000 volte più luminoso della nostra stella. Questo limite si applica solo alle stelle in equilibrio idrostatico cioè, per intenderci, quelle che stazionano nella sequenza principale del “diagramma HR”.
(Nella tabella sotto, sono riportati i valori di magnetudine apparente e la distanza in anni luce delle stelle più luminose, visibili ad occhio nudo).
Nome proprio
Nome di Bayer
Magnetudine apparente
Distanza in Anni Luce
Sole
-
−26,73
1,6e-005
Sirio
α CMa
−1,47
8,6
Canopo
α Car
−0,62
310
Arturo
α Boo
−0,04 var
37
Alfa Centauri A
α1 Cen
−0,01
4,4
Vega
α Lyr
0,03
25
Rigel
β Ori
0,12
770
Procione
α CMi
0,34
11
Achernar
α Eri
0,5
140
Betelgeuse
α Ori
0,58 var
640
Hadar (Agena)
β Cen
0,6
530
Capella A
α Aur A
0,71
42
Altair
α Aql
0,77
17
Capella B
α Aur B
0,96
42
Aldebaran
α Tau
0,98 var
65
Spica
α Vir
1,04
260
Antares
α Sco
1,09
600
Polluce
β Gem
1,15
34
Fomalhaut
α PsA
1,16
25
Deneb
α Cyg
1,25
1400[1]
Mimosa
β Cru
1,3
350
Alfa Centauri B
α2 Cen
1,33
4,4
Regulus
α Leo
1,35
77
Acrux A
α1 Cru
1,4
320
Adhara
ε CMa
1,51
430
Shaula
λ Sco
1,62
700
Gacrux
γ Cru
1,63
88
Bellatrix
γ Ori
1,64
240
Elnath
β Tau
1,68
130
Miaplacidus
β Car
1,7
110
Alnilam
ε Ori
1,7
1300
Alnitak A
ζ1 Ori
1,7
820
Al Na'ir
α Gru
1,74
100
Alioth
ε UMa
1,76
81
Gamma2 Velorum A
γ21 Vel
1,78
840
Kaus Australis
ε Sgr
1,8
140
Mirphak
α Per
1,82
590
Wezen
δ CMa
1,84
1800
Alkaid
η UMa
1,85
100
Sargas
θ Sco
1,86
270
Dubhe A
α UMa A
1,87
120
Alhena
γ Gem
1,9
100
Alpha Pavonis
α Pav
1,91
180
Atria
α TrA
1,92
420
Castore A
α1 Gem
1,96
52
Murzim
β CMa
1,98
500
Alphard
α Hya
2
180
Hamal
α Ari
2
66
Polaris
α UMi
2,01 var
430
Delta Velorum A
δ1 Vel
2,03
80
Diphda
β Cet
2,04
96
Saiph
κ Ori
2,05
720
Nunki
σ Sgr
2,06
220
Menkent
θ Cen
2,06
61
Alpheratz
α And
2,06
97
Mirach
β And
2,06
200
Kochab
β UMi
2,08
130
Acrux B
α2 Cru
2,09
320
Ras Alhague
α Oph
2,1
47
Algol
β Per
2,12 var
93
Beta Gruis
β Gru
2,13
170
Denebola
β Leo
2,14
36
Naos
ζ Pup
2,21
1400
Lambda Velorum
λ Vel
2,23
570
Etamin
γ Dra
2,23
150
Alphekka A
α1 CrB
2,24
75
Sadr
γ Cyg
2,24
1500
Schedar
α Cas
2,25
230
Aspidiske
ι Car
2,25
690
Almach A
γ1 And
2,26
350
Mizar A
ζ1 UMa
2,27
78
Caph
β Cas
2,27
54
Epsilon Centauri
ε Cen
2,27
380
Algieba A
γ1 Leo
2,28
130
Alpha Lupi
α Lup
2,28
550
Dschubba
δ Sco
2,29
400
Wei
ε Sco
2,29
65
Eta Centauri
η Cen
2,32
310
Merak
β UMa
2,35
79
Ankaa
α Phe
2,37
77
Girtab
κ Sco
2,38
460
Gamma Cassiopeiae
γ Cas
2,39
610
Enif
ε Peg
2,4
670
Aludra
η CMa
2,4
3200
Avior A
ε1 Car
2,4
630
Scheat
β Peg
2,42
200
Phad
γ UMa
2,43
84
Alderamin
α Cep
2,44
49
Kappa Velorum
κ Vel
2,46
540
Markab
α Peg
2,49
140
Gienah
ε Cyg
2,5
72
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Tabella : stelle rosse più brillanti e variabili
Name
R.A.
DEC
Mag
Per.
Notes
VX AND
00 19.9
+44.7
8.0-9.5
367
VERY RED
AQ AND
00 27.6
+35.6
6.9-8.2
332
U ANT
10 35.2
-39.6
5.7-8.6
170
V AQL
19 04.4
-05.7
6.6-8.1
350
DEEP RED
UV AQL
18 58.6
+14.4
8.6-9.6
340
V ARI
02 15.0
+12.2
8.0-8.6
75
UU AUR
06 36.5
+38.5
5.1-7
235
U CAM
05 42.2
+62.5
7.7-9.5
412
NEAR 1502
ST CAM
04 51.2
+68.1
7.0-8.4
195
T CNC
08 56.7
+19.8
7.8-10.6
482
X CNC
08 55.4
+17.2
6.2-7.5
170
Y CVN
12 45.1
+45.4
5.0-6.4
158
LA SUPERBA VERY RED
W CMA
07 08.0
-11.9
7.0-8
IRR
ORANGE
VY CMA
07 23.0
-25.8
8.8-9.3
IRR
RT CAP
20 17.0
-21.3
6.5-8.1
395
R CAP
20 11.3
-14.0
9.4-14
345
ST CAS
00 17.6
+50.3
9.0-10.5
IRR
WW CAS
01 33.5
+57.8
9.1-11.7
IRR
mu CEP
21 43.5
+58.8
3.7-5.0
IRR
Wm. HERSCHEL'S GARNET STAR
T CRB
15 59.5
+26.0
2.3-10
---
BLAZE STAR -RECURRENT NOVA
V CRB
15 49.5
+39.5
6.9-12.5
358
U CYG
20 19.7
+47.9
6.7-11
465
STRONG COLOR
V CYG
20 41.3
+48.2
7.8-13.8
420
RED!
RS CYG
20 13.4
+38.7
6.6-9.4
417
RV CYG
21 43.3
+38.0
7.1-9.3
300
VERY RED
T DRA
17 56.5
+58.2
7.2-13
422
VISUAL DOUBLE
RY DRA
12 56.4
+66.0
6.0-8.2
170
UX DRA
19 21.6
+76.6
6.2-7.0
170
TU GEM
06 10.9
+26.0
7.5-8.4
230
U HYA
10 37.6
-13.4
4.7-6.2
IRR
VERY RED IN NICE FIELD
V HYA
10 51.6
-21.3
6.5-12
533
REDDEST KNOWN
R LEP
04 59.6
-14.8
5.9-11
432
HIND'S CRIMSON STAR
Y LYN
07 28.2
+46.0
6.9-7.5
110
ORANGE IN A NICE FIELD
T LYR
18 32.3
+37.0
7.5-9.3
IRR
VERY RED
HK LYR
18 42.8
+37.0
8.5-10.6
IRR
KS MON
06 19.8
-05.3
8.5-10
IRR
BG MON
06 56.4
+07.0
9.2-10.4
30
RV MON
06 58.4
+06.1
7.0-8.9
132
V OPH
16 26.7
-12.4
7.3-11.5
298
ALPHA ORI
05 55.2
+07.6
0.4-1.3
---
BETELGEUSE
W ORI
05 05.4
+01.2
6.5-10
210
GK ORI
06 17.7
+08.6
9.5-11
236
BL ORI
05 31.9
+07.6
9.0-14
335
RX PEG
21 56.4
+22.8
8.0-9.5
630
TW PEG
22 04.0
+28.3
7.0-9.2
956
Y PER
03 27.7
+44.2
8.1-10.9
252
Z PSC
01 16.1
+25.8
7.0-7.9
144
TX PSC
23 46.4
+03.5
5.5-6.0
IRR
19 PISCIUM
RT PUP
08 05.4
-38.7
8.5-9.2
100
RU PUP
08 07.5
-22.9
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X SGE
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+20.6
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20 02.4
+21.0
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IRR
SS SGR
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AQ SGR
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-16.4
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200
V1942 SGR
19 19.2
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IRR
ALPHA SCO
16 29.6
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0.9-1
1730
ANTARES
SX SCO
17 47.5
-35.7
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IRR
SU SCO
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-32.4
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414
R SCL
01 27.0
-32.5
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363
VERY RED
S SCT
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IRR
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IRR
R SER
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IRR
X VEL
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SS VIR
12 25.3
+00.7
6.0-9.6
355
VERY RED
BD VUL
20 37.3
+26.5
9.3-12.7
430
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